IL Sanatorio

“Nella mattinata del 3 novembre si presentarono all’ospedale di Garbagnate alcuni squadristi della brigata nera di stanza a Bollate, i quali perquisirono l’ufficio e il domicilio del capo infermiere Arialdo Bianchi e portarono alla caserma di Bollate lui e il vice capo Giovanni Gianetti. Contemporaneamente venivano arrestati il capo disinfettatore Emilio Lattuada e l’infermiere Beniamino Ortolani. I due capi infermieri furono rilasciati il giorno dopo, mentre il Lattuada e l’Ortolani furono trasferiti a S. Vittore, dopo una serie
di percosse e di violenze, e successivamente inviati nei campi di sterminio tedeschi. Il Lattuada mori nei giorni in cui terminava la guerra, l’Ortolani poté tornare in patria ma gravemente minato nel fisico morì poco dopo”.

“Nella notte del 14 novembre le brigate nere tornarono in ospedale ed arrestarono la dottoressa Osvalda Borelli, aiuto primario, crudelmente seviziata nella caserma di Bollate.

“Il giorno dopo brigatisti neri e SS italiane bloccarono tutto l’ospedale e arrestarono il dottor Lionello Ribotto, aiuto primario, l’infermiere Luigi Mantica in servizio al centralino telefonico, il dottor Angelo Pasquale, il dottor Mario Gandini, consulente laringologo, il capo infermiere Arialdo Bianchi mentre, nel suo domicilio di Milano veniva arrestato il primario Virgilio Ferrari”. Tutti gli arrestati furono sottoposti a violenti interrogatori nella sede delle brigate nere do Bollate, per essere poi trasferiti nel carcere di S.Vittore a Milano quindi avviati anel lager nazisti. Luigi Mantica, a Bollate, fu torturato a lungo e, dopo tre giorni, il suo cadavere fu riportato a Garbagnate affermando che si era suicidato e con il divieto di esaminarlo. Io riuscii però ad esaminare il cadavere e rilevare che il corpo del Mantica era straziato dalle percosse subite.”

” Diverso i casi del dr. Onofrio Porcelli e del dr. Ziliotto Fulvio. Il primo, lasciò il sanatorio e aderì al movimento partigiano. Il suo corpo fu trovato a Milano crivellato da colpi di fucile. Il dr. Ziliotto , giovane medico triestino, sfuggì all’arresto e riparò in montagna. Morì combattendo sui monti della val d’Ossola.”

Testimonianza del professore Luigi Cogo, ex primario dell’ospedale, allora in servizio in sanatorio, rilasciata il 17 novembre 1984 in occasione del 40° anniversario di quegli eventi.

All’ingresso dell’ospedale Salvini a Garbagnate, è posato un bassorilievo in bronzo realizzato per il 50° della Liberazione dal nazifascismo.  L’opera, intitolata “Alla Libertà”, realizzata dallo scultore Paolo Ciaccheri descrive l’arresto, le tortura e la deportazione nei lager nazisti dei medici e degli infermieri dell’Ospedale di Garbagnate. 

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